Il percorso che ho fatto ha raggiunto il duplice scopo di godersi i punti panoramici e girare il più possibile alla larga dal polveroso traffico.
Parcheggio l'auto davanti alla chiesetta di San Giorgio. Non è proprio presto e sono in mezzo a camperisti che si stanno raccontando le loro avventure. Consolante che, il boccheggiare afoso della bassa veronese sia stato sostituito dal caldo ventilato.
Mi assicuro sulla consistenza d'acqua nello zainetto idrico e parto, passando sotto alla seggiovia per il Rif. Gaibana. La prima tappa è la salita al Monte Sparivieri. Supero Malga Gaibana e all'altezza dell'omonima Bocca compio la leggerezza di pensare il Dosso di S. Nazaro la mia meta.
Infatto salgo gagliardo per un bel strappetto e quando l'erta finisce mi rendo conto che devo scendere dal Dosso per risaliere allo Sparivieri per una salita sicuramente più impegnativa di quella appena fatta. E allora avanti, inizio con ritmo costante questo sentiero-ascensore e arrivo alla cima dello Sparivieri. Mi fermo a prendere fiato, mi rifocillo con mezza barretta energetica, osservo la serie di bandiere stile tibetano e soprattutto scruto l'intero percorso: Mezzogiorno, Aguz e Castelberto.
Ed è qui che mi viene la tentazione di cambiare quanto programmato, ipotizzando il ritorno da Castelberto attraverso il Podesteria e il Monte Tomba per scendere a San Giorgio. Deciderò strada facendo.
Scendo dallo Sparivieri a Cima Mezzogiorno, e poi ancora un po' di discesa e la risalita corta ma ripida all'Aguz. Qui una numerosa presenza bovina mi fa fare un giro largo per accedere alla cima.
Poi la parte meno interessante del percorso, che comprende la discesa a Malga Scortigara di Cima e il ricongiungersi con 'I Cordoni', strada di accesso al Castelberto, attraverso la risalita di un versante prativo non segnalato, passando per lo 'Stallone', ricovero per i bovini di cui sopra.
I 'Cordoni' sono praticamente una via che taglia la strada sterrata che porta a Castelberto. Così è e ci si collega alla stessa solo a pochi minuti sotto Malga Castelberto. Vado subito sulla cima ad ammirare il panorama, aiutato dalle indicazioni sull'osservatorio, e poi mi reco alla Malga. Sono le 14:15 e ho veramente fame. C'è un sacco di gente. Chiedo, in modo retorico, se la cucina è ancora aperta, e rimango colpito dalla risposta negativa. Chiedo ad un cameriere se almeno si può avere un panino, mi promette di tornare con una risposta, lo aspetto un po' e non si ripresenta più.
Poco male, sono abituato ad altra ospitalità nei rifugi, ma probabilmente sono ingolfati dalla presenza copiosa. A questo punto decido si mangiare il pezzo di barretta avanzato dallo Sparivieri e di recarmi al Podesteria.
Ritorno sui miei passi via 'Cordoni' per poi girare verso il Rifugio. Anche qui molta gente! Entro e la mia richiesta di un panino salame e formaggio, 'annaffiato' da birra (come direbbe Kit Carson) viene soddisfatta.
Finito il pranzo, ormai la strada di ritorno è obbligata: dovrò passare attraverso il Monte Tomba.
Scendo sotto al Rifugio Podesteria per il sentiero che ho fatto più di una volta anche con le ciaspole, per poi risalire alla strada sterrata che d'inverno diventa la pista da fondo. Da qui parte il sentiero che sale al Rif. Primaneve. In effetti sono un po' stanco, ma vedo che tengo bene e salgo. E salendo sento la voce del Vescovo di Verona (per me resterà sempre Don Giuseppe!). Non è un effetto trascendentale del camminare. E' proprio Don Giuseppe che celebra la S. Messa al Rifugio.
Arrivo e la folla è notevole. Io, avendo già santificato, entro in rifugio approfittando delle poche presenze e mi mangio del salame a cioccolato.
Dopo la meritata merenda punto San Giorgio e vado praticamente dritto giù. Scendendo comincia un fastidio al ginocchio che diventa poi vero dolore. La cosa mi preoccupa e tento di caricare il meno possibile. Arrivo al parcheggio, il dolore passa e torno a casa. 6 ore in giro per le highlands che si meriterebbero aria più pulita e meno traffico. Invito gli operatori locali a fare un giro in Val Pusteria. Qualche idea a costo zero non sarebbe male.
Mi assicuro sulla consistenza d'acqua nello zainetto idrico e parto, passando sotto alla seggiovia per il Rif. Gaibana. La prima tappa è la salita al Monte Sparivieri. Supero Malga Gaibana e all'altezza dell'omonima Bocca compio la leggerezza di pensare il Dosso di S. Nazaro la mia meta.Infatto salgo gagliardo per un bel strappetto e quando l'erta finisce mi rendo conto che devo scendere dal Dosso per risaliere allo Sparivieri per una salita sicuramente più impegnativa di quella appena fatta. E allora avanti, inizio con ritmo costante questo sentiero-ascensore e arrivo alla cima dello Sparivieri. Mi fermo a prendere fiato, mi rifocillo con mezza barretta energetica, osservo la serie di bandiere stile tibetano e soprattutto scruto l'intero percorso: Mezzogiorno, Aguz e Castelberto.
Ed è qui che mi viene la tentazione di cambiare quanto programmato, ipotizzando il ritorno da Castelberto attraverso il Podesteria e il Monte Tomba per scendere a San Giorgio. Deciderò strada facendo.Scendo dallo Sparivieri a Cima Mezzogiorno, e poi ancora un po' di discesa e la risalita corta ma ripida all'Aguz. Qui una numerosa presenza bovina mi fa fare un giro largo per accedere alla cima.
Poi la parte meno interessante del percorso, che comprende la discesa a Malga Scortigara di Cima e il ricongiungersi con 'I Cordoni', strada di accesso al Castelberto, attraverso la risalita di un versante prativo non segnalato, passando per lo 'Stallone', ricovero per i bovini di cui sopra.
I 'Cordoni' sono praticamente una via che taglia la strada sterrata che porta a Castelberto. Così è e ci si collega alla stessa solo a pochi minuti sotto Malga Castelberto. Vado subito sulla cima ad ammirare il panorama, aiutato dalle indicazioni sull'osservatorio, e poi mi reco alla Malga. Sono le 14:15 e ho veramente fame. C'è un sacco di gente. Chiedo, in modo retorico, se la cucina è ancora aperta, e rimango colpito dalla risposta negativa. Chiedo ad un cameriere se almeno si può avere un panino, mi promette di tornare con una risposta, lo aspetto un po' e non si ripresenta più.
Poco male, sono abituato ad altra ospitalità nei rifugi, ma probabilmente sono ingolfati dalla presenza copiosa. A questo punto decido si mangiare il pezzo di barretta avanzato dallo Sparivieri e di recarmi al Podesteria.Ritorno sui miei passi via 'Cordoni' per poi girare verso il Rifugio. Anche qui molta gente! Entro e la mia richiesta di un panino salame e formaggio, 'annaffiato' da birra (come direbbe Kit Carson) viene soddisfatta.
Finito il pranzo, ormai la strada di ritorno è obbligata: dovrò passare attraverso il Monte Tomba.
Scendo sotto al Rifugio Podesteria per il sentiero che ho fatto più di una volta anche con le ciaspole, per poi risalire alla strada sterrata che d'inverno diventa la pista da fondo. Da qui parte il sentiero che sale al Rif. Primaneve. In effetti sono un po' stanco, ma vedo che tengo bene e salgo. E salendo sento la voce del Vescovo di Verona (per me resterà sempre Don Giuseppe!). Non è un effetto trascendentale del camminare. E' proprio Don Giuseppe che celebra la S. Messa al Rifugio.
Arrivo e la folla è notevole. Io, avendo già santificato, entro in rifugio approfittando delle poche presenze e mi mangio del salame a cioccolato.
Dopo la meritata merenda punto San Giorgio e vado praticamente dritto giù. Scendendo comincia un fastidio al ginocchio che diventa poi vero dolore. La cosa mi preoccupa e tento di caricare il meno possibile. Arrivo al parcheggio, il dolore passa e torno a casa. 6 ore in giro per le highlands che si meriterebbero aria più pulita e meno traffico. Invito gli operatori locali a fare un giro in Val Pusteria. Qualche idea a costo zero non sarebbe male.

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