venerdì 8 marzo 2013

GOVERNARE E' UN DOVERE!


Anche in questi giorni, si ha la conferma di quanto noi italiani siamo un popolo di paraculo. La parola che evitiamo bene di tenere in considerazione è: RESPONSABILITÀ.
La riprova, laddove ce ne fosse bisogno, ci è data da quello che è ormai d'uso chiamare 'il teatrino della politica', dove - dei degni rappresentanti di questo nostro popolo di furbacchioni - se ne guardano bene dal prendere in considerazione il motivo per cui sono stati eletti.

Ognuno di loro è stato chiamato, nella misura in cui ha ricevuto consenso, a contribuire al governo della 'cosa pubblica'. Faccio notare che il compito primario NON È mandare a casa l'altro, ma cercare di condizionarlo nella misura in cui gli elettori ti hanno dato la 'forza' di farlo.

In alcuni casi il compito sembra essere più facile. Si riesce a mettersi d'accordo e si forma una maggioranza. Spesso questa categoria viene presa dal delirio di onnipotenza. Sembra che avere il 50%+1 sia paragonabile ad incoronazioni divine e discese dello Spirito Santo, e all'insegna del 'Dio me l'ha data e guai chi me la tocca' si sfornano nomine e leggi. 
È più facile solo a prima vista, perché il rischio è di ignorare quel 50%-1, dando vita a quel triste rito per cui l'attività maggiore dei governi in alternanza è cancellare quanto fatto dai predecessori, anziché innovarlo e crescere.

In altri casi sembra essere più difficile. L'esito elettorale è così articolato che una maggioranza naturale non esiste. E parte il gioco del cerino, dove chi è sospettato di cercare delle condizioni di convergenza con altri, viene additato come 'inciuciatore'.
Siamo proprio un paese vecchio! Le condizioni inattese, quelle fuori dagli standard e dagli schemi, sono quelle dove si crea la discontinuità, dove si accelera.

In questo empasse politico, non si vede l'opportunità e non ci si assume la conseguente responsabilità. Gli elettori non si sono sbagliati a votare. Hanno dato un mandato preciso, fatto di sensibilità varie, tocca a chi è stato chiamato fare sintesi.
La scorciatoia comoda del 'vi siete sbagliati, si rivota!' ha una sola conclusione: non eravate i rappresentanti di cui avevamo bisogno. 
Spero tanto di sbagliarmi, perché a forza di paraculaggini non ho mai visto crescere niente.


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