martedì 16 ottobre 2012

COLLI EUGANEI: ESTE - BAONE - MONTE S. CECILIA

I pomeriggi sono ancora caldi. Le strade sterrate chiamano le ruote grasse, e io non potevo sottrarmi a questo richiamo.
Per questo la scelta è ricaduta sui Colli Euganei, dove non tornavo da tempo. L'ultima volta un cane era stato causa di una caduta rovinosa, che mi aveva costretto ad andare a lavorare in bermuda per qualche giorno.

Come sempre cerco di mettere all'inizio del percorso più strada piana possibile. Questo mi permette di riscaldarmi e riprendere confidenza con la bici. I piccoli particolari nella postura e nei movimenti, spesso fanno la differenza. Ti consentono di 'portare a casa' quel quid che risulta molto utile nei momenti di grande sforzo.
Per questo scelgo di non iniziare da Baone, come previsto, ma di spostare a qualche km prima il punto di partenza. Il luogo è Via Madonna delle Ave, sulla strada che porta all'omonima chiesetta.
Lo spiazzo davanti ad un capannone mi sembra l'ideale per parcheggiare e prepararmi. Non sono molto convinto del mio abbigliamento. In questa stagione è più facile sbagliare che fare giusto. Ma mi riprometto di darci dentro, così da riscaldarmi da solo.
Il primo tratto di strada è asfaltato, dritto con qualche saliscendi e con un bel panorama sui colli.
Passo a fianco della suddetta chiesetta e di un laghetto, fino ad arrivare al ponte sul Canale Bisatto.
Non lo attraverso ma prendo la pista ciclabile che corre sull'argine. Ben curata e molto scorrevole, è frequentata da camminatori e passeggiatori domenicali, e mi porta fino alle porte di Este.
Al ponte scendo dall'argine per percorrere un breve tratto di viale alberato e poi deviare a destra verso la zona stadio. Cosi taglio verso la strada per Baone evitando di passare per il centro.
Ci riesco. E' sempre una bella sensazione percorrere in bici strade che solitamente hai fatto in auto. Mi sembra di accorciare il gap tra uomo e macchina.
Sorrido quando, non rispettando il semaforo rosso, entro in una strettoia. Una volta ero in auto nel senso inverso e ricordo bene cosa ho detto a quei ciclisti fuorilegge :).
Un po' di strada ancora, a fianco di una ciclabile di cui non usufruisco perchè luogo di passeggio, fino alla piazza di Baone. Mi fermo davanti alla chiesa e controllo la cartina, per riuscire a beccare la strada giusta che mi porterà sul Monte S. Cecilia.
Non viene riportato che le strade sono due e quasi affiancate. Prendo quella che mi sembra essere  meno faticosa. Incontro una signora e chiedo se è quella giusta. Risposta: 'no lì la more!'. Peccato, mi tocca proprio fare l'altra.
Ridiscendo e la prendo. E' inizialmente asfaltata. Sento le gambe girare bene, ma i battiti salgono velocemente. La pendenza è molto impegnativa.
La tecnica è sempre quella, quando la frequenza cardiaca è troppo alta mi fermo per farla abbassare. La prima sosta è dove l'asfalto diventa sterrato. Qualche segno di passaggio di motocross, ma niente di incivile come precedentemente raccontato su 'La bassa Val Squaranto'.
Alla seconda, sento piano piano che non è una sosta come le altre. Eppure mi pare di non aver esagerato. Le frequenze si stanno abbassando. Ma sento il bisogno di sedermi. Indubbiamente sono meno presente. Piano piano riprendo le forze. Credo che questa si chiami 'crisi'. Non so bene da dove sia venuta. Dopo 12 km di percorso e 30 minuti non può essere crisi di fame. Solo 2 ore prima mi facevo tentare da una 'Sbrisolona' dopo il pranzo domenicale da mamma.
Non mi pare neanche crisi da sforzo eccessivo. fino a meno di 1 km  prima era stata pianura e affrontata con frequenze basse.
Però non mi è mai venuta voglia di girare la bici e scendere. Sapevo che dovevo solo aspettare. Concentrarmi sulle cose essenziali e poi sarei ripartito.
Scelgo di farlo camminando e tirando la bici. Il fondo è sconnesso, forse il passaggio dei motocrossisti smuove il terreno che si presenta particolarmente sassoso.
Arrivato nell'anticima (parola grossa per un colle di 199 m. di altezza), lo sterrato diventa un single track. Bellissimo! Prima fatto di saliscendi, poi in salita e poi in discesa.
E' da Baone che seguo il segnavia n°8. Passo sotto alle rovine di un castello. Mi aspettavo una cima panoramica da dove fare la foto. Forse, pur seguendo il sentiero segnato, non ho visto la deviazione giusta. Finchè arrivo ad un bivio.
Scelgo di continuare sul n°8 e la discesa si fa veramente bella. Veloce con qualche tratto un po' tecnico. Ma sarebbe un peccato trattenere la bici. Rischio un po', ma la mountain bike non è fatta per la sicurezza al 100%!. Rallento fino a fermarmi, solo per cedere il passo ad un motocrossista e poi giù. Ad un secondo bivio prendo le indicazioni per Terralba. Incrocio qualche escursionista e poi giù ancora. Adesso il single track è diventato un lastricato naturale. Quel bianco non sempre ti fa calcolare bene i dislivelli e le pendenze. Metto a dura prova i freni, tra cambi di traiettoria e frenate repentine.
Bello e divertente. Tanto da farmi saltare una deviazione e non rendermi conto che, da qualche parte, mi sono saltati via gli occhiali, che tenevo infilati nel cinturino dello zainetto.
Sono sceso in località Branchine. Un po' più avanti di dove era previsto, per prendere il sentiero verso nord direzione Valle San Giorgio.
Guardo la cartina ma ho bisogno di conferme. Un signore fuori dal cancello di casa, con a fianco il suo pastore tedesco, vigila sul traffico domenicale. Chiedo indicazioni, non prima di essermi accertato della mansuetidene del cane. Come pensavo, lo sterrato che parte a fianco va nella direzione giusta.
Lo prendo, ma poco dopo mi fermo. Alcuni, evidentemente amanti della riservatezza, hanno messo il cartello di Proprietà privata e Strada Chiusa.
Torno indietro e chiedo lumi, mi dice di non preoccuparmi e di tirare dritto. La mia paura è quella di imbattermi in qualche solerte cane da guardia. Invece incontro qualche famigliola in passeggiata, chiedo ancora conferme sulla strada che sto percorrendo, diventata asfalto, e arrivo sul tratto che collega Valle San Giorgio ad Arquà Petrarca.
Questa variante sul tema non ha ridotto il kilometraggio, forse mi ha risparmiato qualche salitina. Arrivo nella parte bassa dello splendido borgo di Arquà. Prendo verso sud passando da Bignago bassa, ripasso davanti al signore 'sentinella', che nel frattempo è rientrato in casa e, poco dopo, arrivo all'auto.
Piano piano sto prendendo il ritmo giusto anche in bici!



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