lunedì 24 settembre 2012

CONTRO I PARASPIGOLI

Eh si! Eppure dicono che fanno bene! Ma ho maturato l'idea che non siano utili, oserei dire pericolosi!
Ad onor del vero, lo spunto di riflessione arriva da uno stimolo ricevuto da Paolo Crepet, durante una conferenza di qualche anno fa.
Noto un pessimo, crescente, rapporto con il dolore.
Sicuramente è nell'indole umana ricercare il benessere e girare alla larga il più possibile dal malessere. 
Concordo pienamente con questo tipo di approccio. La filosofia per cui bisogna soffrire per gustarsi le cose, non mi ha mai convinto.
Però, mi fa sempre molto riflettere, quando vedo staff medici spruzzare spray antidolorifici a baldi giovani calciatori.
I casi sono due: o quel giocatore sta fingendo clamorosamente e l'intervento medico serve solo per dare una parvenza di verità al suo urlare, o rischia che anestetizzare il suo dolore sia solo propedeutico a danni più gravi.
Perchè questa, per me, è la funzione del dolore: segnalarci che ci stiamo avvicinando ad un limite psicofisico, oltre il quale è rischioso andare.
Perdere sensibilità rispetto al dolore, significa rischiare di oltrepassare quel limite, senza accorgersene.
Peggio: non fare esperienza di dolore, significa non maturare la capacità di conviverci e sopravviverci, quando - inevitabilmente - le occasioni della vita ti ci si porranno davanti.
Mi sembra che la crescente frustrazione sociale, alimentata dal diffuso senso di colpa dei genitori moderni, trovi grande sfogo nel cercare di far finta che il dolore non esista.
Ho il sospetto che anche un certo disprezzo per la vita, sia frutto di questa dinamica. Se non esiste il dolore, non esiste la morte, e la nostra vita vale meno.
Così, nei moderni tavoli di cucina, appaiono i paraspigoli. Di primo acchito sembrano una bella cosa: attenuano il dolore del bimbo distratto. Io li abolirei per legge! Il bimbo distratto impara che lo spigolo fa male, a prendere le misure, a guardare come si muove, solo se becca una bella botta! 
Diversamente metterà in conto, che si può anche essere approssimativi.
Tutto questo fa parte di un'approccio educativo 'paternalista', dove gli educatori vogliono calibrare il livello di apprendimento, controllando in modo esasperato le modalità.
Preferisco stupirmi ogni volta, quando ti accorgi che la tua intenzionalità educativa viene smentita e si è andati oltre. Come direbbero agli scout: un po' di sana autoeducazione. Un bel modo per educare persone libere, soprattutto libere di cercare il loro benessere. 
Che triste sarebbe veder crescere persone, che hanno un'idea di benessere immaginata da altri.

6 commenti:

  1. Perché non lasciarli attraversare la strada da soli come voleva mio figlio a meno di due anni?
    Ti assicuro che certi spigoli di vetro affrontati alla sua velocità non lasciavano spazio ad una riflessione post traumatica....

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  2. Credo che lo stesso si possa dire per i dolori dello spirito, caro Leo :)

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    1. Si direi soprattutto quelli. I paraspigoli per i dolori spirituali sono molto più pericolosi, di solito creano dipendenza.

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    2. Ecco la risposta a domande rimaste senza...risposta.

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  3. Condivido. Se poi deve essere uno spigolo senza protezione a metter a tacere la mia vita o la vita di un mio caro così sia. Non possiamo di certo prevenire ogni male!

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  4. La funzione educativa sta nella capacità di capire il limite dove sta. Lo scopo di tale limite è proprio quello di creare un'area dove il bambino si mette in gioco sperimentando l'imparare facendo. Far fare quello che vuole è altra cosa, e non ci vedo niente di educativo. Io ho parlato della situazione opposta, quella in cui quest'area è così ristretta, tanto da non permettere di sperimentare che, ogni scelta che facciamo, ha conseguenze.
    Diventare grandi significa anche capire come vivere le conseguenze dolorose. Sapendo che non sarà possibile diventare insensibili al dolore, ma solo imparare come conviverci in quei momenti.

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