il diffuso modello 'ispiratore' di strategi,e che mette in relazione i punti di forza e debolezza con le opportunità e le minacce che ci sono sul mercato.
Spesso ho affermato come, la proiezione strategica che preferisco, è quella che vuole cogliere le opportunità partendo dai punti di forza. Perchè la positività è sempre il punto di partenza migliore, spesso il più efficace.
Bene, vorrei dire qualcosa sul ruolo delle debolezze....
Molto spesso la loro presenza è indice di mancanza di affinità, di propensione, di attitudine.
Difficilmente qualcuno si metterà in gioco in ambiti che non gli appartengono, che non sente come aree di realizzazione.
Fino ad ora ho sempre inteso, quindi, i punti di debolezza come variabili da schermare. Tenerne conto, ma con la consapevolezza che le energie spese sui punti di forza sono sempre quelle giocate al meglio.
La lettura di questo post mi ha fatto rivalutare il ruolo dei punti di debolezza.
Sembrano quasi delle sentinelle del proprio ego. Lavorare solo sui punti di forza è positivo, a volte eccitante. Un processo di crescita pieno di soddisfazioni.
Resta importante, però, il rapporto con il limite. I nostri punti di forza non sono 'il tutto'. Sono parte di un mix che ha a che fare sia con la realizzazione personale, sia con le relazioni con gli altri.
Il nostro senso del limite è quello che ci consente di non sbilanciare il nostro ego e, contemporaneamente, di ricercare il corretto rapporto con gli altri, valorizzando proprio il contributo che possono dare.
Insomma, un eccessivo lavoro sui punti di forza rischia di farci vivere un fantomatico paese dei balocchi, dove il pericolo di essere trasformati dei ciucci è sempre dietro l'angolo.
I nostri limiti, le nostre debolezze, sono lì - a fare da grillo parlante - e a ricordarci che la perfezione è di un'altro mondo. Evitandoci sovradimensionamenti del nostro ego, ed il rischio che diventino una droga relazionale da cui difficilmente si riesce ad emanciparsi.
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